Opzioni put a prezzo fisso e divieto di patto leonino

diritto societario

01 giugno 2017

Sin dai tempi dell’università, tutti ci ricordiamo del divieto di patto leonino, e cioè della nullità del patto con cui, in una società, uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite.

Sappiamo anche che, da decenni, in dottrina e giurisprudenza fioccano interpretazioni su questo tema a proposito delle opzioni put a presso fisso. In questi casi, infatti, in caso di perdita di valore delle partecipazioni sociali, il trasferimento può avvenire da socio venditore a socio acquirente ad un prezzo – predeterminato – tale da fare sopportare le perdite al soggetto obbligato all’acquisto.

Specialmente col diffondersi di complesse operazioni societarie, si è però prestata attenzione a non mettere sempre all’indice questo tipo di clausole, la cui ratio deve essere valutata nell’economia della singola operazione, focalizzandosi sugli interessi coinvolti.

I parametri in base ai quali dare il via libera a queste clausole sono essenzialmente due: il fatto che l’esclusione di un socio dagli utili o dalle perdite non sia né assoluta nè costante nel tempo, e il fatto che la sua previsione risponda ad interessi meritevoli di tutela nell’ambito della singola operazione.

I casi esaminati, e le tesi elaborate, su questi parametri sono veramente molti e, nella strutturazione di una operazione complessa, è consigliabile valutarli con attenzione.

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